COMUNICATO RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO
Il corteo nazionale di sabato 6 dicembre a Torino è stato un grande successo
politico. Ne avremmo fatto volentieri a meno, perché ciò avrebbe significato
l'estirpazione della piaga delle morti da lavoro nel nostro Paese, ma
purtroppo così non è, come stiamo denunciando da più di anno, quando si è
costituita la Rete Nazionale per la Sicurezza sui posti di lavoro. E,
invece, ci siamo ritrovati/e in 5000 a stringerci intorno alle famiglie dei
7 operai morti nel rogo della Thyssen di un anno fa e a rilanciare la
mobilitazione per fermare questa vera e propria guerra, che fa 1400 morti
l'anno e più di 1 milione di feriti.
Tutt* abbiamo puntato il dito contro la vera causa di questa piaga sociale,
il profitto, il guadagno di industriali e finanzieri diventato l'unico
(dis)valore che va salvaguardato. E per far questo bisogna incrementare la
flessibilità di orario, la precarietà lavorativa, tagliare i salari,
sventrare territori e quartieri, abbattere la scuola e l'università
pubbliche, avvelenare lavoratori e città, uccidendo molti dei suoi abitanti.
Vogliamo ringraziare innanzitutto i lavoratori della Thyssen e i familiari
delle vittime raccolti intorno all'Associazione "Legami d'acciaio",
che con
noi hanno costruito questa grande manifestazione, e che a partire dal 15
gennaio, inizieranno la parte più dura della battaglia giudiziaria, che vede
imputati 6 dirigenti della multinazionale tedesca, uno dei quali per
omicidio volontario.
Vogliamo ringraziare inoltre lo SLAI COBAS per il sindacato di classe, il
Comitato 5 Aprile di Roma, l'Assemblea dei Lavoratori Autoconvocati, tutti i
compagni e tutte le compagne, le associazioni di familiari e di cittadini,
arrivati a Torino a centinaia da tutto il Piemonte, ma anche da Milano,
Vicenza, Marghera, Ravenna, Massa, Viareggio, Livorno, Terni, Roma, Napoli,
Taranto, Palermo. Oltre alle centinaia di lavoratori, lavoratrici, medici,
ispettori del lavoro e dell´INPS, tecnici della prevenzione delle ASL ,
dirigenti e aree politiche, PRC (presente con la federazione torinese) e
PDCI, avvocati, giornalisti, studenti, personaggi dello spettacolo che hanno
sottoscritto l´appello per la manifestazione, dando evidenza e visibilità al
consenso e sostegno sociale di cui gode la battaglia contro le morti sul
lavoro.
Un caloroso ringraziamento va poi al Comitato "6 dicembre - Basta
morti!" di
Torino che si è sobbarcato tutto il peso tecnico-organizzativo della
manifestazione sul territorio: il Patto di consultazione del sindacalismo di
base (Cub-Confederazione Cobas-SdL), i tanti operai e compagni iscritti alla
Fiom della Fiat Mirafiori e delle fabbriche del torinese (dalla Frigostamp
di Collegno, alla Lear di Grugliasco, ecc.), i lavoratori e le lavoratrici
dei call-center, della pubblica amministrazione, dei servizi bancari, delle
cooperative, gli studenti e le studentesse dell'Assemblea No-Gelmini
(Palazzo Nuovo) e No-Tremonti (Politecnico), i compagni e le compagne delle
tante organizzazioni politiche cittadine come le Federazioni di Torino del
PdCI e del PRC.
Non sono ringraziamenti rituali: l'ampia trasversalità che ha caratterizzato
la preparazione e lo svolgimento della manifestazione rappresenta anche il
successo e la bontà di un metodo, basato sul coinvolgimento e la pari
dignità di tutti i soggetti che si battono NEI FATTI, SENZA SE E SENZA MA,
per la salute e la sicurezza nei posti di lavoro e nei territori, contro la
logica del profitto e dello sfruttamento dell'uomo e della terra.
Cominciando a lottare fianco a fianco indipendentemente se militanti o
iscritti della CGIL, oppure del sindacalismo di base e di classe.
Un metodo che non può che valorizzare tutti i tentativi di riconnettere
idealità e ricomporre progetti politici e sindacali per ridare protagonismo
ad un punto di vista di classe e della classe.
Lo abbiamo fatto nonostante - ma soprattutto contro - il cinismo ipocrita
della politica istituzionale e dei "palazzi", che non solo non ha
rispettato
le sue promesse "da marinaio" fatte all'indomani della strage di un
anno fa,
ma ha addirittura continuato a legiferare nel senso del peggioramento delle
condizioni di sicurezza nelle aziende, con la detassazione degli
straordinari, la legge 133, la direttiva del Ministero del Lavoro in materia
di servizi ispettivi, il ddl 1441 in discussione alla Camera che lega le
mani ai giudici del lavoro.
Lo abbiamo fatto contro l'arroganza criminale di Confindustria, che non
contenta di tutto ciò che le viene concesso (sgravi, detassazioni,
finanziamenti ecc.), con la proposta di controriforma del modello
contrattuale, intende stracciare uno degli ultimi strumenti a disposizione
dei lavoratori per difendere salario e stabilità occupazionale (il CCNL) e
piegarlo agli interessi di redditività e competitività delle aziende.
Lo abbiamo fatto, infine, nonostante il balbettìo, quando non l'ostilità
aperta, di quelle organizzazioni sindacali che, nel nome di una
concertazione ormai morta e sepolta (dai padroni), o nel nome di una pretesa
esclusività sindacale nel gestire questo problema (salvo poi fare molto poco
nel concreto), hanno, palesemente o in forma occulta, boicottato la
manifestazione ed invitato al boicottaggio, sperando in un suo fallimento.
La battaglia è appena cominciata, altri morti e feriti continueranno a
insanguinare la nostra società, altri cortei, altre lotte, altri scioperi
(al più presto uno sciopero generale nazionale sulla sicurezza), altri
processi si susseguiranno. La riuscita del corteo di sabato 6 dicembre ci dà
sicuramente più entusiasmo nella possibilità di poterla affrontare meglio
tutt* unit*.
Per questo, per rafforzare ed estendere il percorso ed il lavoro della Rete
Nazionale diamo appuntamento all'assemblea nazionale del 24 gennaio a Roma.
rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoro@domeus.it
9 dicembre 2008